Biografia

Biografia

Piero Farulli nasce a Firenze il 13 gennaio 1920, quinto di sette figli di una famiglia operaia. Studia il violino grazie all’aiuto della madrina, Ida Beni (nella cui bottega lavorava come commesso), che gli paga le lezioni private fino a che non entra in Conservatorio a quindici anni dove si diploma in violino e nel 41 in viola. Non fa a tempo a vincere il concorso nella fila delle viole del Teatro Comunale che viene richiamato alle armi.

Ma nel 1947 entra nel Quartetto Italiano, un ensemble nato appena due anni prima e già attivissimo e ammirato. Per trent’anni con il Quartetto fa onore al nome dell’Italia nel mondo, dalla Russia agli Stati Uniti, dal Giappone al Sud America. Dopo il loro primo concerto a New York, il famoso critico Virgil Thompson scrisse sul New York Herald Tribune: “Perfection is the only word to describe this playing, perfection of a kind and degree that no quartet lover living, and no quartet player, has heard before!”.

Con questa formazione ha inciso l’opera completa di Beethoven per quartetto d’archi, tutta l’opera quartettistica di Mozart, Schumann, Brahms e Webern, ma anche tanto Schubert, Haydn, Ravel e Debussy e la storica incisione del Quartetto di Verdi. Registrazioni mirabili che incidono profondamente sulla storia dell’interpretazione mondiale e che sono coronate dal Grand Prix du Disque, il Diapason d’Oro, il Premio della Critica Discografica Italiana e il 12° Prix Mondial du Disque de MontreuxDiplome d’honneur per aver fatto progredire l’arte della registrazione discografica!

Piero Farulli ha praticato la musica come etica del vivere, ed ha comunicato con viscerale passione il suo messaggio per tutta la vita, considerando un vero e proprio obbligo morale portare la grande musica a tutti gli strati sociali.

Successivamente alla crisi del Quartetto ha collaborato con il Quartetto Amadeus, con il Quartetto Alban Berg, il Quartetto Melos e con i fraterni Amici del Trio di Trieste. Nel 1983 ha fondato insieme a Carlo Chiarappa, Andrea Tacchi e Andrea Nannoni il Nuovo Quartetto.

Docente di Quartetto all’Accademia Chigiana di Siena, fondatore della scuola di Quartetto d’archi alla Scuola di Musica di Fiesole vi crea successivamente l’Accademia Europea del Quartetto. Chiamando a raccolta tre eminenti specialisti del Quartetto come Hatto Beyerle (Quartetto Berg Austria) Norbert Brainin (Quartetto Amadeus Londra) e Milan Škampa (Quartetto Smetana Praga) Farulli pone le basi di una vera università del Quartetto,. Nel ‘92 è stato chiamato da Paloma O’Shea a impiantare la scuola di Quartetto d’archi nella prima istituzione di alto perfezionamento in Spagna: la Escuela Reina Sofia di Madrid. Gastprofessor al Mozarteum di Salisburgo per la viola, ha tenuto corsi di perfezionamento per il Quartetto ai conservatori di Lucerna e di Losanna.

Membro della giuria in prestigiosi concorsi internazionali quali il Tertis e il London String Quartet Competition di Londra, il Ciaikowsky di Mosca, il Prazske Jaro, l’A.R.D di Monaco, il Banff in Canada, il Paganini di Genova, il Borciani di Reggio Emilia etc,per la sua attività didattica ha ricevuto il premio M. Mila e il premio Abbiati dell’Associazione Nazionale Critici Musicali.

Accademico di Santa Cecilia, Grande Ufficiale al Merito della Repubblica, è stato insignito della medaglia d’oro per i benemeriti dell’Arte e della Cultura e dell’onorificenza di Cavaliere di Gran Croce dell’ordine della Repubblica Italiana. Ha ricevuto dalla Regina di Spagna il Premio Yehudi Menuhin “a la integración de la Educación y las Artes” su indicazione della Scuola Superiore di Musica Reina Sofia. Insignito del Premio H. W. Henze,riceve nel ‘96 il Fiorino d’Oro quale “esempio luminoso della fiducia che un uomo di cultura ha sempre riposto nel valore civile della musica. La musica…come esperienza umana completa, come elemento della formazione spirituale dell’individuo”.

Nel 2001 gli viene assegnato il Pegaso d’Oro straordinario della Regione Toscanaper il suo eccezionale impegno di artista, educatore e cittadino”.

La Fondazione Nino Carloni gli dedica la prima edizione del Premio alla carriera. Nel 2005 riceve per la Scuola di Musica di Fiesole il Premio speciale Presidente della Repubblica su designazione dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia.

Ma Farulli non si esaurisce nella magnifica storia professionale di violista: ben altre sono le dimensioni in cui questo musicista, radicato come nessuno nella società contemporanea, ha operato con instancabile generosità ed energia.
La Musica, un dono da restituire”, così si può sintetizzare la sua linea di condotta, la sua professione di fede. E l’ha restituita a piene mani, come maestro, come organizzatore musicale, come creatore di cultura dedicandosi ad una carriera parallela di organizzatore nutrita da un’impetuosa idealità politica e civile. Guidato dalla consapevolezza di quale patrimonio culturale la musica ha da donare all’individuo e alla società intera, ha creato occasioni per far penetrare la cultura della musica nei sacri recinti della cultura ufficiale.

All’Estate Fiesolana, attuò per primo in Italia il decentramento portando concerti nelle aie, nelle chiese, nei circoli rionali! Avviò un fitto dialogo con la neonata Università Europea, sita nel colle dirimpetto alla scuola, e su invito del direttore Professor Bernardini nel ’67 fece il dirompente ingresso nella Scuola Normale Superiore di Pisa portandovi da protagonista la musica con un coro di studenti e professori dedicato alle Cantate di Bach, un quartetto in residenza, un corso annuale di guida all’ascolto, una vera stagione concertistica al Teatro Verdi.

Nel frattempo aveva preso corpo nel ’66  il “Comitato permanente Musica e Cultura”  formato da musicisti e intellettuali – in prima linea Dallapiccola e Massimo Mila-  che con una serie di convegni a Fiesole e tramite la pressione esercitata sull’opinione pubblica e la classe dirigente, puntava a fare della musica un imprescindibile interlocutore nel discorso culturale nazionale e inserirne lo studio nella scuola di ogni ordine e grado saldando così la deleteria frattura fra musica e cultura, tipica del nostro Paese.

Nel ’68, conscio della dimensione isolata che contraddistingue la vita del musicista, si impegna nel Sindacato Musicisti Italiani, per creare una coscienza collettiva in un ambiente naturalmente individualista e allora impermeabile alle responsabilità sociali.

Nonostante i cento concerti l’anno con estenuanti tournée mondiali col Quartetto Italiano e le infinite sedute di registrazione in Svizzera per la Decca, e poi la Philips,oltre l’intensa attività didattica al Conservatorio, attività che vive come missione dove gli allievi sono tutti figli, dotati o meno, sente l’urgenza di creare un concreto modello pedagogico così da non offrire più alibi allo Stato.

Ispirato dal progetto culturale del Comitato Musica e Cultura, nel ’74 dà vita alla sua creatura più geniale: la Scuola di Musica di Fiesole. In due stanze della vecchia Filarmonica nasce quella che diventerà l’istituzione pilota dell’Italia musicale. Ancora oggi a oltre quarant’anni dalla fondazione conserva la sua vocazione di centro culturale aperto a tutti per la diffusione dell’educazione musicale tra grandi e piccoli, dilettanti e giovani alle soglie del professionismo.

Nel 1980 crea al suo interno il primo corso nazionale di formazione professionale per musicisti per l’orchestra. Crea un itinerario formativo specifico dove la musica da camera costituisce lo strumento privilegiato per arrivare all’orchestra. E i docenti saranno i più illustri, i più qualificati, con anni di luminosa carriera alle spalle. Due nomi per tutti: il Trio di Trieste e il mitico Giuseppe Prencipe, spalla per anni a Santa Cecilia.

Da qui nell’84 nasce l’Orchestra Giovanile Italiana, un organismo modello per la sua rigorosa impostazione formativa. Non strumentisti d’orchestra ma musicisti per fare musica insieme diceva Claudio Abbado! Tutti i più grandi l’hanno diretta, da Muti a Abbado, da Giulini a Sinopoli a Gatti.

Quale debito incommensurabile abbiamo tutti per quest’uomo che ha saputo, con semplicità e ferma determinazione, vincere la pigrizia e l’inedia generale nei confronti di questo grande patrimonio, e contro ogni logica di mercato ha dato corpo ad un sogno utopico, il più bello che un uomo e un musicista possa sognare.

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